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CENNI STORICI
Periodo preistorico:
In epoca preistorica la zona di Atella, almeno la parte più vicina al Clanio, era bassa e impaludata.
In epoca paleolitica, calcolando una popolazione nella penisola di 0,1-1 ab./kmq, la popolazione poteva ascendere a poche decine di abitanti. Nella successiva fase neolitica, con l'utilizzo delle prime tecniche di agricoltura e di allevamento vi fu l'arrivo di popolazioni dal medio oriente, di lingua del tutto sconosciuta. Tali popolazioni che si sovrapposero e predominarono numericamente su quelle preesistenti, come è dimostrato da studi di genetica, accrebbero la popolazione di 10-100 volte. Una stima ragionevole della popolazione in età neolitica nella zona atellana è di 1000-3000 abitanti. Nel 1700 a. C. vi fu una eruzione del Vesuvio che coprì di ceneri e lapilli larga parte della pianura campana e di uno strato di circa 40-50 cm la zona atellana. In scavi recenti fatti per la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità, nei pressi di Gricignano, sotto lo strato anzidetto di ceneri e lapilli, è stato trovato un villaggio neolitico di due capanne. Tali resti rappresentano la più antica testimonianza di popolamento umano nell'area atellana. Nei secoli XV-XIII a. C. vi fu in Italia l'invasione di popoli indoeuropei, i quali parlavano lingue progenitrici di quasi tutte le lingue che attualmente si parlano in Europa. La Campania fu conquistata dai Siculi che poi, scacciati dagli Osci, andarono ad occupare la Sicilia1. L'invasione indoeuropea non fu pacifica, anzi la superiorità degli indoeuropei era soprattutto militare in quanto padroneggiavano l'uso del cavallo e del ferro, ma gli invasori imposero alle preesistenti popolazioni dominio, lingua e costumi ma si sostituirono solo parzialmente a loro, come è testimoniato da studi di genetica. |
Nota 1: 'Siculi ex Italia (illic enim habitabant) in Siciliam trajecerunt, fugientes Opicos.' (Dionigi di Alicarnasso, I, 9, 22, come riportato nella traduzione latina in: V. De Muro, Atella antica città della Campania, Napoli, 1840) |
Periodo etrusco:
Intorno al VI secolo a. C. la zona fu conquistata dagli Etruschi, popolazione di lingua non indoeuropea forse originaria dell'Asia Minore e poi insediatasi nella Toscana meridionale.
Gli Etruschi, forti di una più avanzata civiltà, sottomisero gli Osci della pianura campana, bonificarono il Clanio e fondarono numerose città.
Di lingua etrusca oltre che il nome di Capva (da cui Capua e Campania), Vertumnu (da cui il fiume Volturnum e l'omonima
città) e Acerrae (di cui esistono due località omonime: Acerrae degli Insubri e Acerrae Vafriae in Umbria, tutte località
con morfologia al plurale), è anche il nome del fiume Glanis (fiume fangoso, con omonimo in Toscana da cui val di Chiana),
da cui il latino Clanius con evoluzione in Lanius e Lagni.
E forse anche etrusco è il nome della nuova città, fondata nel V-IV secolo a. C., chiamata Aderl, o meglio Aterl in quanto
nella lingua etrusca il suono della dentale d/t era sempre forte.
All'epoca etrusca risale quindi la fondazione della città il cui nome latinizzato sarà Atella. Prima della conquista etrusca gli Osci erano organizzati in numerosi piccoli villaggi. E' probabile che alla città di fondazione etrusca preesistesse un villaggio osco, così come testimonianze non tombali indicano che almeno a Caivano esisteva un villaggio analogo non trasformato poi in città. Ambedue i villaggi si trovavano sul tragitto che conduceva dal Sannio centrale (Caudium, Malventum) a Cuma. La posizione di Atella per la definizione della città fu determinata oltre che dalla posizione su tale asse viario, anche dal fatto che era posto sul tragitto che univa Capua a Neapolis. Si narra che gli Etruschi avessero nella Campania settentrionale dodici città con Capua alla loro guida e Atella era una di tali città. Nel 524 a. C. gli Etruschi di Capua attaccano Cuma ma vengono sconfitti dai Cumani guidati da Aristodemo (Beloch). Poco dopo Cumani e Latini sconfiggono insieme ad Aricia gli Etruschi e i Latini, e Roma in particolare, conquistano la loro indipendenza. Nel 474 la flotta siracusana sconfiggono gli Etruschi presso Cuma, minando definitivamente il loro dominio in Campania (Beloch). A seguito di questi avvenimenti gli Etruschi indeboliti sono sopraffatti dai Sanniti che nel 445 conquistano Capua e le città alleate, fra cui Capua (Beloch). Nel 421 anche Cuma è conquistata dai Sanniti. In breve al predominio etrusco sulle città osche si sostituisce il predominio dei Sanniti, popolo affine per lingua e cultura a quello osco ma più povero, bellicoso e rude. |
Periodo sannitico:
Nel 354 a. C. i Romani e i Sanniti stipularono un trattato di alleanza a difesa dai Galli e da altri nemici.
Nel 343 Teano Sidicina assalita dai Sanniti chiesero aiuto a Capua che però a sua volta fu attaccata dai Sanniti e, vistasi
soccombente chiese aiuto ai Romani. A quel tempo Capua era alla guida di una coalizione di città campane costituita da
Casilinum, Calazia, Atella, Volturnum e altre ancora. Nella guerra che si accese (I guerra sannitica) Roma prevalse e nella
successiva pace, circa 340 a. C., i Campani divennero alleati dei Romani ma con ruolo subordinato.
Un episodio di tale guerra sannitica, narrato da Livio ma senza che vi siano altri riscontri, è una vittoria nel 343 dei
Romani guidati da Valerio Corvo nei pressi di Suessula (E. T. Salmon, Il Sannio e i Sanniti, Einaudi, 1985, p. 208).
Beloch (Campania, p. 432) dice che Capua e alleati, Atella compresa, ottennro nel 338 a. C. il titolo di municipium
con la 'civitas sine suffragio'. Ai Sanniti però rimase Teanum mentre si allearono con loro le coalizione guidate da Nola e Nuceria mentre nella greca Neapolis vi erano due fazioni orientate una a favore dei Romani e l'altra a favore dei Sanniti. Nel 327 Sanniti e Nolani occupano Palaeopolis (Partenope) ma gli abitanti, mal sopportando l'occupazione sannita, chiamano in aiuto i Romani. Il loro intervento segna l'inizio della II guerra sannitica che vede dapprima il nascere di una solida alleanza fra Roma e Neapolis e, dopo lunghe e alterne vicende, tra l'altro con il famoso episodio della sconfitta romana a Caudio (umiliazione delle Forche Caudine), si conclude nel 304 con la vittoria dei Romani. Nel 298 iniziò la III guerra sannitica che terminò ancora una volta con la sconfitta dei Sanniti che furono costretti a divenire alleati dei Romani ma in una condizione di subordinazione. Durante la II e la III guerra sannitica Capua e quindi anche Atella rimasero fedeli alla loro condizione di alleati dei Romani. Con l'invasione Annibalica (II guerra punica), nel 216 a. C. dopo la gravissima sconfitta romana di Canne, Capua e le città subordinate, Atella compresa, si schierano con Annibale. Con la successiva vittoria romana, nel 211 a. C., Atella fu gravemente punita. Molti Atellani seguirono Annibale in Calabria a Turi, e forse si stabilirono poi in un luogo della Basilicata che conservò in qualche modo il nome di Atella dando poi tale nome al centro che ivi fu fondato nel XII secolo. I rimanenti in parte furono uccisi o resi schiavi e gli altri costretti a migrare a Calazia, altra città sconfitta e punita. La stessa Atella fu poi popolata di esuli di Nocera e ridotta al rango di Prefettura, governata da quattro prefetti inviati da Roma. |
Periodo romano:
Sotto Augusto il territorio di Atella unitamente a quello di Acerra fu centuriato e le due città furono interamente
ricostruite con una disposizione allineata ai decumani della centuriazione. La città fu dotata di terme, foro, anfiteatro
e, in breve, di tutti gli attributi di una città dell'epoca, e fu elevata alla dignità di municipio con lo 'ius suffragi
et ius honorum'. In questa epoca protettore politica di Atella era Cicerone e da lui veniamo informati che Atella possedeva terre in Gallia da cui traeva importanti proventi. Da una lapide ricaviamo che Atella era ancora fiorente nel IV secolo d. C. Fra il 455 e il 456, i Vandali di Genserico nella loro marcia verso Roma distrussero anche Atella (Vitt. Vit. Ist. pers. afr. prov. Temp. Genser. Uner. reg. Wandal.) Nel 476 distruzione da parte degli Eruli. Nel 486 distruzione da parte degli Ostrogoti (F. P. Maisto). |
Periodo alto-medioevale:
Nel 536 Napoli è presa da Belisario e moltissimi abitanti sono uccisi. Gli Atellani nel 537 sono chiamati a ripopolarla. I Goti rioccupano Atella, la perdono di nuovo e la rioccupano nel 543 insieme a Napoli (Procopio, De bello gotico, III, 8) Dal 552 al 568 di nuovo sotto il controllo imperiale Nel 569(?) conquista da parte dei Longobardi Il territorio atellano viene diviso in due parti: la prima, collocata a nord e sotto il dominio longobardo, corrisponde al territorio degli attuali Comuni di Gricignano d'Aversa, Succivo, Orta di Atella, Caivano, Cesa, Sant'Arpino, Frattaminore, Crispano, S. Antimo, parte di Cardito e una piccola parte del territorio di Melito di Napoli (Melitello). La seconda, a sud e sotto il dominio imperiale, corrisponde al territorio degli attuali Comuni di Casandrino, Grumo Nevano, Frattamaggiore, Afragola, Arzano, Casoria, Casavatore, parte di Cardito e di Melito di Napoli. Tale suddivisione non deve intendersi come rigida e più volte vi furono sconfinamenti più o meno prolungati a vantaggio dell'una o dell'altra parte. La divisione del territorio, le ripetute distruzioni di Atella, il grave impoverimento demografico ed economico del territorio atellano comportarono anche l'indebolimento del vescovo di Atella e la diocesi perse vari territori a vantaggio di quella di Napoli, pur mantenendo il controllo su varie comunità sotto il dominio imperiale nonostante la divisione del confine politico. In particolare, passarono alla competenza della diocesi napoletana le terre ora pertinenti a Melito di Napoli, Arzano, Casavatore, Casoria e Afragola mentre rimasero di competenza della diocesi di Aversa nonostante la subordinazione politica a Napoli le terre ora pertinenti a Casandrino, Grumo Nevano, Frattamaggiore e Cardito. Nell'830 il duca Buono di Napoli abbattè la rocca atellana tenuta dai Longobardi, che avevano edificato due castelli, ad Acerra ed Atella Nell'835 il longobardo Sicardo riprese la liburia atellana e strinse d'assedio la stessa Napoli Fra l'841 e l'842 a seguito delle lotte di successione fra Siconolfo e Radelchi sono distrutte Capua e Atella Nell'882 (?) Landone si fermò ad Atella per rifornire Capua di viveri Nell'888 (?) Aione, principe di Benevento, depreda e saccheggia tutta la Liburia e quindi anche la zona atellana. Nello stesso anno il capuano Atenolfo, vinto presso il fiume Lanio dai Napoletani, si rifugiò ad Atella. Nello stesso anno si svolse una sanguinosa battaglia presso san Carsio1 fra Atanasio e Adenolfo e quest'ultimo prevalse largamente |
Nota 1: Non abbiamo notizie certe di questo luogo ma il Pratilli in De Liburia Dissertatio riporta che esisteva una ecclesia 'S. Carsii qui nunc etiam vocitatur: in campu de' Calevanu (Caivanu)', come trascritto da Gaetano Capasso in Afragola, Origini Vicende e Sviluppo di un casale napoletano, p. 143, Athena Mediterranea Editrice, Napoli, 1974. A riguardo di tale chiesa commenta Domenico Lanna senior (Frammenti storici di Caivano, Giugliano, 1903, p. 52; Ristampa a cura del Comune di Caivano, Frattamaggiore, 1997, p. 52): 'di cui si vedevano sul principio del secolo XIX sul ponte Carbonara gli avanzi'. Le testimonianze del Pratilli sono sempre da accogliere con molta attenzione e con le dovute riserve ed inoltre non sappiamo in base a quali dati il Lanna esprima il suo commento. E' però estremamente plausibile che la località in cui si svolse lo scontro fosse in territorio di Caivano e nei pressi di uno dei ponti, o ponticelli, che passavano il Clanio. |
Periodo normanno:
Con l'arrivo dei Normanni il primo feudo che essi ebbero fu un territorio denominato nei documenti come 'Baronia Francisca' costituito
da una una fascia di terre immediatamente a sud del Clanio fra il ponte a Selice e la cona di Pascarola esclusa. Il primo feudo dei Normanni fu quindi interamente in territorio atellano e solo successivamente ebbero in concessione dal duca di Napoli la zona in cui poi edificarono Aversa, utilizzando anche pietre e marmi sottratti ai ruderi dell'antica Atella. Aversa addirittura fu detta la nuova Atella ma lo era solo in parte in quanto successivamente abbracciò anche vaste terre un tempo dipendenti da Cuma. In realtà, la zona concessa dal duca di Napoli ai Normanni non era controllata dai Napoletani ed era da secoli sotto il dominio longobardo ma tale 'concessione' era chiaramente dettata dalla volontà di creare un piccolo stato cuscinetto fra il ducato di Napoli, ancora formalmente impero romano, e la minaccie del Principato di Capua, utilizzando territori che non comportavano menomazioni territoriali per il ducato di Napoli. Ma quello che doveva essere una piccola entità con scopi difensivi andò sempre più rafforzandosi e la contea di Aversa finì con l'abbracciare tutti i territori un tempo appartenuti a Cuma e ad Atella e che poi erano passati sotto il dominio longobardo. Pertanto il confine fra le terre di Aversa e quelle di Napoli nell'ambito dell'ex-territorio di Atella venne praticamente a coincidere con il precedente confine fra dominio longobardo e imperiale. Nel nuovo assetto le diocesi di Cuma e Atella furono soppresse e costituirono la nuova diocesi di Aversa direttamente subordinata al Papa e ai disegni della Chiesa di pieno ristabilimento della propria autorità in tutto il Meridione, Sicilia compresa. Nella nuova diocesi ancora nell'ottocento si faceva distinzione fra diocesi atellana, con primato riconosciuto ai parroci di Caivano, e diocesi cumana, con primato riconosciuto ai parroci di Giugliano. Con la nascita di Aversa la storia di Atella e della parte già longobarda suo territorio viene largamente a coincidere con quella di Aversa e dei suoi casali, mentre quella della parte già napoletana, in particolare quella non dipendente dalla diocesi di Aversa, perde sempre più la memoria della precedente appartenenza al territorio di Atella. |
Periodo moderno:
Con la divisione della Terra di Lavoro nelle Provincie di Napoli e Caserta, il territorio già pertinente ad Atella viene
smembrato in modo illogico e contrario a secolari tradizioni storiche. Addirittura il confine viene tracciato nel cuore stesso edificato dell'antica Città, lasciando la maggior parte a Sant'Arpino, provincia di Caserta, e una piccola parte a Frattaminore, provincia di Napoli. Anche la quasi millennaria unità dei casali di Aversa è assurdamente spezzata con una linea arbitraria che li divide nelle due provincie. |
Diocesi atellana:
Non è nota l'epoca della fondazione della diocesi atellana ma è assai probabile che il Cristianesimo giunse ad
Atella in epoca precoce e di certo assai prima che essa fosse violata dalla distruzioni delle invasioni germaniche. Ciò si ricava indirettamente dal fatto che la chiesa cattedrale di S. Elpidio era posta fuori dalle mura: questo indica che all'interno della città non vi era alcun spazio utile e che non era ancora il periodo in cui i templi principali delle città venivano trasformati in chiese. S. Elpidio Africano dopo la cacciata dall'Africa nel 440 circa ad opera di Genserico, divenne vescovo di Atella, ma di certo non ne fu il primo, come già sottolineò De Muro (Atella, antica città della Campania, Napoli, 1840). Lo stesso A. ci riporta i 'Concilii ne' quali intervennero Vescovi Atellani': "464. Ilaro Vescovo Atellano firma al Concilio Romano composto di 48 Vescovi. Si aggirò sulla disciplina. Papa S. Ilario, o Ilaro successore di S. Leone scrisse ad Ascanio, e agli altri Vescovi Tarraconesi a' 30 Decembre, che si perdonasse a Silvano tutto il passato, e niegò loro quel che avevano chiesto riguardo ad Ireneo, che il Clero ed il popolo di Barcellona volevano per Vescovo, come era stato disegnato dal suo predecessore. Egli fu il primo a proibire a' Vescovi di nominare il successore. Ilaro stesso Vescovo di Atella assistè nel Concilio Romano celebrato nel 465. 501. Felice Vescovo di Atella intervenne in altro Concilio Romano. 504. Felice stesso tornò al Concilio Romano. 517. Importuno Vescovo di Atella. A costui scrisse S. Gregorio Magno la lettera 13. del lib. II. Indic. X. secondo l'edizione dei PP. Maurini (la lettera, del 591, è la XII del libro X; la data 517 è erronea; n. d. C.) . 649. Eusebio Vescovo di Atella intervenne nel Concilio Lateranense di 105 Vescovi compreso Papa S. Martino. Soscrissero tutti la condanna di Teodoro già Vescovo di Farano di Alesandria, di Sergio di Costantinopoli, di Pirro, e di Paolo suoi successori con i loro scritti ereticali, e dell'ectesi empia, e del tipo ch'essi avevano autorizzato. Questo tipo era dell'Imperadore Costante, che imponeva silenzio ad ambe le parti, ed era stato pubblicato nell'anno 648." |
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